Brividi

Quando si é a casa, é difficile provare certe sensazioni che si sperimentano in viaggio. E questa volta non parlo né di libertá, né di curiositá. Ma di un qualcosa che sí nasce dalla testa, ma é prettamente fisico, come puó essere quella reazione che chiamiamo “la pelle d’oca”. Quella sensazione che io, sinceramente, provo a casa, solamente quando ho freddo. Mai e poi mai avrei immaginato di riprovare un qualcosa del genere, che ti parte da dentro, incontrollabile. E in questo viaggio é successo almeno 3 volte.

La prima, é stata documentata anche nel mio video: quando é passato il treno attraverso il mercato di Talat Rom Hup (nella cittadina di Mae Klong).
É stato un misto tra paura ed emozione. PAURA di essere schiacciata perché non ti rendi conto di quanto lo spazio in cui ti trovi sia diminuto, fino a quando il treno é a un metro da te. Sai che non hai nessuna via di fuga. Resti lí, ma sei troppo emozionata per stare immobile.
E poi l’EMOZIONE di trovarti lí in quel momento, sembri di essere riuscita, una volta nella vita, a essere nel posto giusto al momento giusto, sfidando qualsiasi pianeta storto. Il tutto dura un minuto, forse 2.
Quando tutte le bancarelle ritornano al loro posto, hai quella sensazione di esserti svegliata d’un tratto da un bellissimo sogno e quello che vorresti fare é chiudere immediatamente gli occhi per riprendere a sognare. Ci rimani male per qualche istante, ma ti rendi conto che, durante qualche secondo, eri partecipe di un qualcosa che ricorderai per tutta la vita.

La seconda volta é stato a Chiang Mai, mentre passeggiavamo tranquillamente tra le bancarelle del Sunday Walking Street, un mercato tipico che c’è la domenica.
Io avevo giá letto che in Thailandia, nei luoghi pubblici, come ad esempio nei parchi, alle 6 del pomeriggio suona l’inno nazionale e tutti smettono di fare quello che stavano facendo.
Ma quel giorno alle 18 il mercato cominciava a riempirsi, le persone iniziavano ad alzare un pó piú la voce ( come succede nei ristoranti dove piú gente c’è, piú si urla), si cominciava a spingere. Ero distratta tra i vestiti e i prodotti artigianali. É stato un attimo e il mondo si é congelato. Tutti si sono alzati, sono rimasti in silenzio ed immobili. Mi giravo intorno e non si distinguevano piú i commercianti, le persone del posto ed i turisti. Cominci a pensare a quanto il popolo thailandese porti rispetto verso la famiglia reale ed il proprio Paese, quando in Spagna, ad esempio, i catalani e i baschi fischiano durante l’inno nazionale, volendo manifestare la loro voglia di indipendenza.
Qualche minuto e poi tutto torna alla normalitá, cosí come nell’altro mercato.

La terza volta é stato una fusione tra brividi e commozione.
Di solito quando viaggio verso una localitá nuova, penso a come l’ho conosciuta, quando ne ho sentito parlare per la prima volta, come sono arrivata a sapere dell’esistenza di quel posto.
E “The beach” é stato uno di quei film che mi sono piaciuti tantissimo, un film adolescenziale che ti fa sognare, che ti fa crescere e ti fa vivere una vita che ancora non hai. Poi, come nasconderlo, io amavo segretamente Leonardo DiCaprio…hehe.
Dopo qualche anno, avevo letto in qualche blog di viaggio che quella spiaggia paradisiaca si trovava nell’oceano indiano. Ma é solamente organizzando il viaggio in Thailandia, che sono apparse le parole “Maya Beach”, non un’isola, ma una spiaggia in concreto, QUELLA spiaggia, che giá conoscevo pur non essendoci mai stata.
Quando prendemmo il traghetto da Aonang a PhiPhi Island, ho iniziato a pensare a quanto tempo sia passato, da quel film ad oggi, e a come la mia vita sia cambiata, ai sogni realizzati, e quelli che devono ancora arrivare. In quel momento mi sentivo fortunata e riconoscente, orgogliosa di me stessa per quello che ero riuscita ad ottenere. Mi guardavo intorno, osservavo quelle persone, che come me, si dirigevano verso LA spiaggia, e come spesso accade, mi mettevo a fantasticare sulla loro vita… Questa é la mia storia… chissá quale sará stata la loro…

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